L’autismo è un disturbo dello sviluppo, la cui origine neurobiologica è ormai riconosciuta ed i cui criteri diagnostici sono chiaramente definiti.
L’identificazione precoce dell’autismo rappresenta una sfida importante poiché apre delle possibilità di presa a carico ad un’età dove alcuni processi di sviluppo possono ancora venire modificati.
Generalmente, i genitori si accorgono immediatamente che qualcosa non funziona nella risposta del proprio bambino agli stimoli, ai richiami, in generale nella comunicazione, nel movimento e nella relazione con gli altri.
Spesso però si trovano soli a gestire questi primi segnali e ad affrontare la lunga e faticosa fase della diagnosi e/o della segnalazione, protraendo i tempi di intervento che per bambini in fasi evolutive così delicate sono davvero preziosi.
Le ricerche che valutano gli effetti di un intervento precoce mostrano che i bambini beneficiari di tali interventi presentano dei progressi significativi sul piano cognitivo, emotivo e sociale.
Purtroppo però le diagnosi vengono effettuate ancora relativamente tardi, spesso dopo i 4 anni del bambino e dopo almeno due anni che quando i genitori hanno iniziato a preoccuparsi e a ricercare un aiuto. Tuttavia professionisti esperti potrebbero riconoscere i primi segni di spettro dell’autismo molto precocemente, tra i 12 e i 13 mesi.
Nella pratica, il ritardo nell’identificazione dei segni precoci dell’autismo è legato a diversi fattori. I genitori non possono percepire dei comportamenti devianti rispetto allo sviluppo normale, soprattutto, mancando loro l’esperienza, quando il bambino è il primo figlio. Succede anche che alcuni medici, poco familiarizzati con la sintomatologia precoce dell’autismo, ne banalizzino i primi segnali e si mostrino rassicuranti nei confronti dei famigliari. Infine, gli ambiti che accolgono dei bambini piccoli non sono sufficientemente sensibilizzati, aspettando così troppo prima di allarmare la famiglia affinché il bambino sia indirizzato ad uno specialista.
Diverse fonti ci possono fornire informazioni sui segni precoci dell’autismo. La sintomatologia più frequente comporta delle anomalie nella comunicazione, nella ripetizione di suoni, il ritardo nell’apparizione di giochi simbolici, anomalie nell’interazione sociale, l’imitazione, il gesto dell’indicare e l’utilizzo dello sguardo, e infine attività ripetitive ed utilizzo anomalo degli oggetti. Vengono spesso osservati manierismi nei movimenti di mani e dita, il fiutare oggetti e persone, reazioni atipiche a suoni o altre stimolazioni sensoriali, così come anomalie motorie e posturali.
Tuttavia, ognuna di queste caratteristiche non ha lo stesso valore prognostico e sicuramente il distinguere quali di questi segnali è predittivo dello sviluppo di un disturbo dello spettro autistico o meno è appannaggio di specialisti attenti, poiché i primi indicatori affidabili concernono soprattutto anomalie qualitative talvolta molto lievi del comportamento sociale. Non esiste un metodo sufficientemente affidabile di depistaggio precoce che possa venir utilizzato da professionisti non sufficientemente formati in autismo.
Alcuni dei professionisti di Cascina Bianca hanno scelto di dedicarsi anche alla diagnosi, attraverso la somministrazione di un test specifico per individuare nel modo più oggettivo possibile bambini che rientrano nello spettro autistico: l’ADOS. Spesso grazie alla collaborazione con nidi e scuole d’infanzia, riusciamo a fare un primo screening pre-diagnostico di alcuni bambini, i cui genitori vengono poi guidati e supportati nella fase diagnostica, che cerchiamo avvenga il più velocemente possibile, per permettere un inizio tempestivo delle terapie psico-educative.
Oltre alla diagnosi precoce, i professionisti di Cascina Bianca possono aiutare anche adolescenti e adulti che sospettano di rientrare nel funzionamento autistico (spesso ad alto funzionamento o nella sindrome di Asperger) ad ottenere una diagnosi, anche attraverso test validati per gli adulti, come la RAADS.
Riuscire ad avere una diagnosi, per se stessi o per il proprio figlio, permette di comprendere davvero il proprio funzionamento o quello del proprio bambino, permette di avvicinarsi a questo modo di “essere-nel-mondo” e di incontrare davvero l’altro che ci è accanto, che funziona in modo diverso, ma che non è inferiore o superiore a noi. Accedere ad una diagnosi accurata e attenta permette finalmente di accogliere se stessi o il proprio bambino in modo autentico, senza sentirsi responsabili delle difficoltà e dei limiti che rendono così particolare lo stare al mondo.