12 Marzo 2020: una data che non dimenticheremo!
Segna, infatti, la chiusura di tutti i centri della nostra Cooperativa a causa del lockdown nazionale per la pandemia. È già passato un anno e tutto il personale, le famiglie, gli adulti e i bambini che frequentano i nostri servizi hanno dovuto adattarsi alla nuova situazione.
Com’è andata? Come ci siamo sentiti? Come la Cooperativa ha dovuto organizzarsi per affrontare questo difficile momento storico? Abbiamo intervistato alcuni dei nostri colleghi e ci hanno raccontato come è trascorso questo anno che rimarrà nella storia.
“Il giorno 12 Marzo 2020 la Cooperativa ha dovuto chiudere tutti i suoi servizi in presenza, come vi siete sentiti in quel momento?”
“È stato un momento molto complesso, soprattutto a livello emotivo tra ansia, preoccupazione e paura. La pandemia era appena stata scoperta ed eravamo spaventati a livello personale. Non sapevamo come si sarebbe evoluto il nostro lavoro ed eravamo circondati da situazioni emotivamente difficili”.
“Come avete riorganizzato la vostra modalità lavorativa nei mesi di chiusura?”
“Dopo una prima frase di confronto tra tutti gli operatori e i tecnici della sicurezza, abbiamo deciso di fornire il nostro intervento da remoto sia per il servizio CDD sia per i Centri BolleBlu. Non è stato semplice. Con alcuni bambini ed adulti ci siamo riusciti, con altri meno, con altri è stato impossibile fornire tale supporto. Spesso il nostro operato da remoto si è svolto con le famiglie, fornendo loro indicazioni operative o essendo di supporto emotivo. A volte siamo riusciti a svolgere l’intervento in presenza in ambito domiciliare”.
“Quando ha riaperto la Cooperativa e come vi siete organizzati?”
“I servizi BolleBlu hanno riaperto nel mese di Maggio con i trattamenti in individuale. Anche il CDD ha aperto in quel mese con interventi individualizzati per sei utenti fino al mese di Luglio, mese in cui ha riaperto ufficialmente e la maggior parte degli adulti ha ripreso a frequentarlo. Eravamo contenti di riappropriarci gradualmente di una sorta di normalità lavorativa in presenza, ma all’inizio i protocolli sulla sicurezza erano molto impattanti sia per noi che per le persone con cui lavoravamo. Dovevamo indossare il camice o la tuta protettiva, la mascherina ffp 2, i sovrascarpe, i guanti, la visiera e nel periodo estivo è stato molto faticoso”.
“Come hanno reagito i bambini e gli adulti che frequentano i vostri centri?”
“Ci hanno stupito. La maggior parte di loro ha reagito molto bene adattandosi alla situazione. Ciò che abbiamo notato, però, è che per alcuni molte abilità che avevamo raggiunto prima della chiusura, soprattutto per i bambini, erano regredite o si erano fermate. Abbiamo così dovuto ripartire riprogrammando l’intervento di ogni bambino o adulto con cui lavoravamo. La routine e la costanza sono fondamentali per il mantenimento degli apprendimenti”.
“I dispositivi di protezione che dovete indossare durante i trattamenti nei centri BolleBlu o durante la quotidianità nel Cdd possono portare delle conseguenze? In che termini?”
“Purtroppo a causa della mascherina e della visiera i bambini o gli adulti con cui lavoriamo non possono guardare le nostre espressioni del viso, la nostra mimica facciale, il nostro sorriso e ciò è molto difficile ai fini di un trattamento. La visiera limita la nostra azione prossimale e tutte le disposizioni di sicurezza impediscono o limitano molto l’area relazionale che è fondamentale da coltivare. Il contatto fisico è diminuito o non avviene, soprattutto nelle situazioni di gruppo. Tutto ciò è limitante e faticoso sia per noi operatori che per le persone con cui lavoriamo”.
Ad un anno dalla chiusura dei servizi, la Cooperativa ha trovato una sua stabilità emotiva e professionale nel suo nuovo assetto organizzativo, nonostante permangano ancora ansie e difficoltà che accompagnano la vita quotidiana di operatori, utenti e famiglie circa una situazione emergenziale che ancora caratterizza lo scenario del nostro tempo.
È stato un anno molto difficile per tutti. La pandemia ha modificato il nostro modo di vivere e di lavorare; di sicuro ci ha fatto diventare ancora più resilienti!