Negli ultimi anni del nostro periodo storico si sta iniziando a dare una diversa importanza alle parole, ai termini utilizzati nell’ambito della diversità, della disabilità, della neuroatipicità.
F. Acanfora, professore e divulgatore, nel suo libro “In altre parole” offre un “dizionario minimo di diversità” andando a spiegare alcune terminologie e invitandoci a fare attenzione all’uso delle parole che utilizziamo quando parliamo di diversità.
Il concetto di abilismo
Tra le tante terminologie citate, tra cui l’autismo, l’autorappresentanza, la disabilità, l’inclusione, la neurodiversità e così via, tratta anche quella dell’abilismo.
Perché ne parliamo anche noi? Per darci e darvi l’opportunità di avere uno sguardo diverso e di utilizzare le parole con cura perché queste producono un effetto dentro e, soprattutto, al di fuori di noi.
Acanfora ci dice che il concetto di abilità ha tendenzialmente due significati:
- il primo riporta alla destrezza e alla perizia con la quale svolgiamo un compito, una attività;
- il secondo “avvolge completamente l’individuo” senza limitarsi nel descrivere una area specifica in cui la persona sarebbe più “abile” delle altre, più idonea, più adatta. Implica che quella persona sia sana, migliore, “normale”, abile e quindi non dis-abile.
La parola “abile” così si è trasformata nel significato di “normale”.
E anche sul termine “normale” ci sarebbe un intero articolo da scrivere, ma lo faremo un’altra volta!
La fragilità del concetto di abilismo
Lo stesso Acanfora ci ricorda come il concetto di abilità sia davvero molto fragile in quanto se la persona perde anche solo una caratteristica dell’essere abile, quindi normale, entra a far parte del dis-abile.
È un concetto sottile, ma molto importante.
A molte persone, nella loro vita, può accadere di entrare e uscire dal concetto di abile.
“Essere abile è qualcosa di temporaneo, si tratta in realtà di un privilegio al quale troppo spesso non pensiamo. Essere abile non è una caratteristica assoluta della persona, ma uno status transitorio legato alla società nella quale si vive in un determinato momento; l’abilità è qualcosa di temporaneo”.
Quale è il significato di abilismo?
È la tendenza a considerare inferiore una persona o una categoria di persone in base a suo livello di abilità, valutata in relazione a standard fissati arbitrariamente nella società.
In che modo si viene descritti quando viene attuato l’abilismo? In base a caratteristiche fisiche, sensoriali o mentali che differiscono dalla media della popolazione.
“La persona abilista parte da un presupposto di superiorità, anche se a volte non se ne accorge in quanto legato alla norma, alla cosiddetta normalità”.
Anche infantizzare la disabilità è una forma di abilismo, seppur molto spesso non rendendosene conto e non volendo offendere.
Non è un discorso semplice, è un discorso sottile e che si rifà ad una nuova prospettiva sulla diversità umana.
L’abilismo spesso viene messo in atto con le persone autistiche e di questo dobbiamo tenerne conto, dobbiamo affrontarlo.
Vi invitiamo a leggerlo più volte e a capire se siete pronti, o già lo state facendo, ad apportare un cambiamento volto al rispetto delle diversità a partire anche dal linguaggio.
Di infantizzazione e di abilismo verso le persone autistiche ne parleremo nel prossimo articolo di Novembre! Non perdetevelo!