“Mi fratello è autistico. Non parla. Ma io ho imparato a capirlo lo stesso. A volte sono più bravo dei miei genitori. Così posso giocare con lui” (cit. di Claudio, fratello maggiore di un bambino autistico)
Essere fratello di un bambino/ragazzo/adulto disabile, definito in inglese Siblings, non è semplice. Spesso si è portati a vedere solo la parte genitoriale, con le sue difficoltà e le sue preoccupazioni, le sfide e le vittorie. Invece, ci sono anche i “fratelli di”, quei bambini, adolescenti o adulti che crescono anche loro all’interno della famiglia con tutto il loro portato di sofferenza, ma anche con il potenziale di crescita insito in una situazione di questo genere.
Per loro è fondamentale crescere fin da piccoli con la libertà che la vita dovrebbe avere per un qualsiasi bambino. Libertà di esprimersi, di imparare e di vivere le relazioni attorno a loro con la propria singolare personalità. Senza che noi adulti iniziamo a dare etichette descrittive per le situazioni.
Quello che, invece, spesso succede è che da frasi come “tu sei quello grande”, “mi raccomando almeno tu combina qualcosa, “lui è quello più fragile e tu quello più responsabile” lo spazio della relazione fraterna si restringe notevolmente. La stessa immagine del fratello disabile muta nella mente del fratello e diviene una bolla molto delicata da difendere, da far crescere. Grandi responsabilità iniziano a farsi strada negli atteggiamenti e nei comportamenti dei Siblings a scapito di una relazione fraterna libera da preconcetti e più autentica.
Il pericolo maggiore è dato dall’inibizione delle proprie emozioni, le quali vengono chiuse in un cassetto molto nascosto dentro di loro. Un cassetto che se dimenticato non farà altro che accumulare tutto ciò che è autentica emozione e sentimento, e che può diventare a lungo andare pericoloso. Nel crescere, spesso, quei sentimenti dimenticati possono sfociare in indifferenza, fuga o in un comportamento genitoriale che ha lo scopo di non far emergere la propria sofferenza di fratello e la sofferenza degli altri (in particolar modo dei genitori).
Alcuni temi chiave diventano fondamentali per aiutare i Siblings:
- SPERIMENTARE CHE NON SI È I SOLI
Questo è il punto chiave e di svolta per molti “fratelli di”, i quali da sempre hanno vissuto situazioni emotive intense, senza la possibilità di confrontarsi con qualcuno che finalmente li potesse capire. Per tale motivo trovare uno spazio dedicato dove ritrovare altri Siblings consente loro di sperimentare di non essere i soli a vivere certe situazioni. Il cassetto interno a volte, grazie a tale esperienza di condivisione, finalmente viene recuperato e finalmente tenuto in mano.
- AUTORIZZARE
L’autorizzazione che qui intendo è su due fronti.
In primis vi è dare l’autorizzazione ai Siblings di poter finalmente parlare senza etichette descrittive, senza che si sentano giudicati. Questo è già molto difficile per loro: da tempo hanno captato con grande sensibilità che certe cose è meglio non dirle nella propria famiglia. Ancora una volta, proprio la condivisione con altri simili a loro, può aiutare ad aprire il cassetto e finalmente la persona può darsi la seconda, ma più importante, autorizzazione: esprimere le proprie emozioni. Quest’ultime possono essere differenti a seconda della famiglia in cui si vive, ma tutte hanno una grande intensità che richiede di essere accolta, contenuta e accettata. Tra tali emozioni si ritrovano: l’imbarazzo, la vergogna, il senso di colpa, l’isolamento, la solitudine, la sensazione di perdita, il risentimento, la rabbia, l’eccessiva responsabilizzazione, l’eccessiva richiesta di prestazione, etc.
- DARE INFORMAZIONI
Nella maggior parte dei casi i Siblings, fin dall’infanzia e adolescenza, conoscono molto bene i termini che tutti gli adulti attorno a loro utilizzano per definire il loro fratello. Nella realtà spesso, però, gli stessi genitori tendono a non dare spiegazioni ai propri figli, oppure quest’ultimi comprendono quanto l’argomento sia davvero sofferente per la propria mamma e papà. Quindi acquisiscono la terminologia, ma non il contenuto. Dare informazioni diviene fondamentale per loro, in quanto gli consente di iniziare a riordinare le tessere del puzzle che hanno in mano definendole in modo più certo. Fondamentale è anche dare spazio alle stesse informazioni che i Siblings hanno raccolto sul proprio fratello, a volte molto più profonde di un’indagine medica.
- DARE SPAZIO ALLA PROPRIA PERSONALITÀ
Liberare ed esprimere se stessi, trovare il proprio modo di essere e di voler essere, definire se stessi secondo proprie definizioni e smettere di censurarsi. Queste solo alcune delle grandi potenzialità che derivano dall’apertura della scatola delle emozioni. E questa espressione deve essere accolta e sostenuta.
- DARE UNA NUOVA DEFINIZIONE AL PROPRIO ESSERE FRATELLO
Trovare una nuova definizione di se stessi come fratelli diviene l’ultimo passo per poter intraprendere una vita che, nonostante le difficoltà, abbia qualcosa di speciale e di immenso.
I gruppi di supporto e di muto-aiuto per i fratelli di persone con disabilità di Cascina Bianca
Proprio per l’importanza di tali temi, Cooperativa Sociale Cascina Bianca ha creato da diversi anni gruppi di supporto e di muto-aiuto per Siblings di differenti età:
- 4-5 anni
- 6 – 10 anni
- 11 – 15 anni
- 15 – 18 anni
In base all’età l’approccio è differente. Per l’infanzia si tratta di giochi motori e di gruppo per comprendere le proprie emozioni e iniziare a costruire la propria immagine del fratello. Per la fascia dai 6 ai 10 anni, si parla di emozioni in modo più concreto e, attraverso giochi di cooperazione, si sperimentano le proprie emozioni e i racconti delle proprie esperienze. Dagli 11 anni in su, il gruppo è maggiormente definito come mutuo-aiuto, dove il racconto e il confronto con gli altri diviene il fulcro del proprio cambiamento.
Oltre ai gruppi viene proposto anche un supporto individuale.
Grazie a questo lavoro, la resilienza che i Siblings possono trovare in loro stessi per fronteggiare può divenire fonte di luce per se stessi e per la propria vita