Le storie sociali possono essere un valido strumento per aiutare un bambino o un ragazzo con diagnosi afferente allo spettro autistico. Si tratta di brevi racconti scritti, personalizzati per le esigenze di ciascun bambino/ragazzo che hanno l’obiettivo di rendergli più facile la comprensione di regole e norme sociali, di situazioni specifiche o di prepararlo a momenti particolari. Queste storie hanno il compito di chiarire alle persone che le leggono qual è il comportamento adeguato da tenere in alcuni contesti (perché è bene fare/non fare alcune cose) e il funzionamento di quello che è comunemente chiamato “mondo sociale”. Si potrebbe dire che le storie sociali hanno il compito di tradurre e rendere più accessibile le cosiddette norme sociali, come ad esempio spiegare perché è importante salutare, cosa vuol dire essere rispettosi, come funziona la turnazione in un gioco… Attraverso questi racconti i bambini/ragazzi hanno una traccia, una specie di copione a cui ricorrere quando si trovano in una determinata situazione, hanno delle istruzioni dei comportamenti che ci si può aspettare da loro in precisi contesti.
Un’altra caratteristica delle storie sociali è la possibilità di prepararli ad affrontare eventi particolari, che in qualche modo non fanno parte della routine giornaliera (routine che solitamente è ricercata in modo a volte anche ossessivo dalle persone con autismo perché riduce l’ansia, rendendo le giornate prevedibili). Una gita, una festa, un vaccino possono in questo modo essere anticipati e spiegati con l’obiettivo di aumentare la prevedibilità di queste situazioni e la loro comprensione.
Le storie sociali prevedono la descrizione chiara e semplificata di idee complesse e concetti astratti, anche attraverso l’utilizzo di riferimenti visivi e immagini. Le storie sociali sono uno strumento adatto sia a bambini verbali che non verbali, perché utilizzano principalmente il canale visivo, solitamente quello preferenziale per le persone con autismo. Il testo scritto può essere ridotto (fino a essere assente) o aumentato a seconda del livello di comprensione. Si è visto che uno degli elementi essenziali di una storia sociale è la presenza di immagini (o di fotografie che rendono più personale il racconto), bisogna però prestare attenzione anche alla stesura del testo scritto. Le persone autistiche sono estremamente letterali, quindi è bene utilizzare parole come “a volte” o verbi che indicano possibilità (potere) per evitare che il destinatario del racconto interiorizzi delle regole in modo inflessibile.
Le storie sociali possono essere utilizzate sia con i bambini piccoli che con i ragazzi più grandi a seconda dell’esigenza (può essere la caduta del primo dentino o cosa fare se la metrò su cui sto viaggiando ha un guasto e mi viene chiesto di salire su un mezzo di trasposto alternativo). Inoltre sono uno strumento accessibile e facilmente maneggiabile sia per i genitori, che per gli insegnanti, che per tutte le persone che gravitano vicino a una persona con diagnosi di autismo.
Sara Comandatore