Terapia comportamentale autismo: il metodo di Cascina Bianca
Cascina Bianca racconta in questo articolo approccio e terapia comportamentale per l’autismo.
Ad oggi gli interventi abilitativi e psicoeducativi per i Disturbi dello Spettro Autistico, validati da evidenze empiriche e di letteratura, fanno riferimento ad una cornice teorica di stampo cognitivo-comportamentale. Secondo tale prospettiva l’autismo è una sindrome con un pattern comportamentale a base neurobiologica i cui elementi costitutivi specifici danno luogo ad una serie di atteggiamenti con carenze ed eccessi che possono modificarsi a seguito di specifici programmi, strutturati in relazione all’ambiente, all’individuo e ai suoi bisogni.
Pertanto, le tecniche cognitivo comportamentali mirano a promuovere, nei soggetti con autismo, i comportamenti adattivi e ridurre quelli problematici attraverso un intervento intensivo e programmato, che sia utilizzabile oltre che dai terapisti e professionisti anche dai genitori e dagli adulti di riferimento (insegnanti, nonni, baby-sitter…).
È auspicabile che nella fase di progettazione di tali tipi di intervento venga privilegiata una visione dimensionale e non categoriale delle scelte da compiere, al fine di calibrare il lavoro strutturato sulle specifiche caratteristiche e necessità di ogni singolo bambino e di ogni singola famiglia.
Cascina Bianca ha fatto sue le linee di indirizzo stabilite dalla SINPIA (Società Italiana di NeuroPsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza): “L’Autismo è un disordine dello sviluppo biologicamente determinato che si traduce in un funzionamento mentale atipico che accompagna il soggetto per tutto il suo ciclo vitale. La finalità a lungo termine del progetto terapeutico è quella di favorire l’adattamento del soggetto al suo ambiente, il migliore possibile in rapporto alle specifiche caratteristiche del suo essere autistico. Ciò, al fine di garantire una soddisfacente qualità di vita al soggetto e all’intero sistema famiglia. […]Non esiste un intervento che va bene per tutti i bambini autistici; non esiste un intervento che va bene per tutte le età; non esiste un intervento che può rispondere a tutte le molteplici esigenze direttamente e indirettamente legate all’Autismo. […]La continuità e la qualità del percorso terapeutico sono garantite attraverso: il coinvolgimento dei genitori in tutto il percorso; la scelta in itinere degli obiettivi intermedi da raggiungere e quindi degli interventi da attivare; il coordinamento, in ogni fase dello sviluppo, dei vari interventi individuati per il conseguimento degli obiettivi; la verifica delle strategie messe in atto all’interno di ciascun intervento”.
Cerchiamo dunque di far in modo che l’intervento sia intensivo e precoce, attentamente strutturato, coinvolgendo gli ambienti di vita per sostenere la generalizzazione e il mantenimento degli apprendimenti, sfruttando gli interessi propri del bambino e adattando le attività al funzionamento del bambino stesso.
I genitori, così come gli insegnanti o i nonni, sono coinvolti, informati e formati.
Tra i vari approcci di terapia cognitivo-comportamentale per l’autismo utilizzati dai centri Bolle Blu della Cooperativa Cascina Bianca ci sono il modello TEACCH e il metodo ABA, due dei principali programmi di intervento psicoeducativo utilizzati nell’autismo. Scopo di ogni terapia è il raggiungimento della più ampia autonomia possibile del soggetto e il miglioramento della qualità di vita della famiglia.
Di seguito proviamo a spiegare le differenze dei due approcci.
Il TEACCH (Treatment and Education of Autistic and related Communication Handicapped Children) è un modello di intervento nato agli inizi degli anni Ottanta, nella Carolina del Nord (USA) ad opera del dottor E. Schopler e della sua équipe, e rappresenta una modalità di presa in carico globale della persona con autismo. Il modello pone molta attenzione all’organizzazione degli spazi fisici, ai compiti e ai materiali di tipo visivo-spaziale. Lo sforzo educativo è rendere l’ambiente il più adatto possibile alle abilità del bambino. Gli sforzi di educatori, terapisti, genitori non sono limitati all’insegnamento di nuove abilità, ma concentrati anche nella facilitazione dell’uso indipendente delle abilità possedute, creando un ambiente strutturato. È quindi utile pensare a come organizzare lo spazio fisico. Un’altra dimensione molto curata nel TEACCH è l’organizzazione concreta della sequenza di azioni o attività che si svolgono nel tempo. Uno schema della giornata visualizzato, composto da oggetti, immagini, fotografie, scritte, vere e proprie agende, a seconda delle abilità della persona che lo usa. La chiarezza delle azioni/attività da svolgere permette di ridurre nel bambino lo stress e il nervosismo causato il più delle volte dalla mancata comprensione di ciò che si deve fare, per quanto tempo lo si deve fare, dove si deve andare, ecc.
L’ABA (Applied Behavior Analysis), cioè l’analisi applicata del comportamento, usa metodi basati su principi comportamentali al fine di costruire repertori comportamentali utili e ridurre quelli problematici.
Nato negli anni Settanta dallo studio di Lovaas e dei suoi collaboratori (UCLA). Lo scopo più importante del metodo è aiutare i bambini a vivere e funzionare in un mondo reale e non in uno artificiale come è un’istituzione; per questo motivo il luogo del trattamento è quello naturale del bambino (casa, scuola) e il modo di intervenire consiste nell’insegnamento, affidato ai genitori e ai parenti.
Le caratteristiche principali sono:
- la programmazione dell’intervento al fine di ampliare il repertorio dei comportamenti adattivi e di controllare quelli disfunzionali (stereotipie, rituali comportamentali, ecc.);
- l’inizio precoce dell’intervento, in genere prima che il bambino abbia compiuto 4 anni. Un programma tardivo è molto meno efficace;
- il trasferimento dell’intervento ai contesti naturali. I progressi sono migliori se tutto l’ambiente diventa educativo;
- il programma è intensivo, coinvolge il bambino e i suoi genitori in quasi tutti i momenti della giornata.
TEACCH e ABA hanno una matrice culturale comune (le teorie dell’apprendimento), e le differenze tecniche tra i due sono tutto sommato piccole: entrambi i modelli utilizzano le tecniche comportamentali di intervento orientate al decremento dei comportamenti inadeguati e allo sviluppo di competenze maggiormente adattive. Entrambi puntano molto sul piano comunicativo.
È vero però che ci sono delle differenze! L’ABA è più spinto sul versante della normalizzazione: tenta di insegnare al bambino a comportarsi in modo «normale», a adattarsi per quanto possibile al contesto sociale in cui vive. Il TEACCH invece è più orientato verso una sorta di «cultura autistica» (organizzazione dell’ambiente e creazione di contesti facilitanti).
Entrambi i metodi sono utilizzati nelle terapie che gli operatori di Cascina Bianca mettono in campo con i bambini in carico, con intensità e modalità differenti a seconda del bambino e della famiglia: non tutti i bambini sono uguali, non tutte le famiglie sono uguali. È importante adattare le strategie educative alla PERSONA e non pretendere che sia la persona (bambino o adulto) ad adattarsi alla nostra modalità di lavoro.